I temi della guerra, dell’amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l’opera di Hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un’articolazione particolari. È la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell’esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato.
Incipit
Sul finire dell’estate di quell’anno eravamo in una casa in un villaggio che di là del fiume e della pianura guardava le montagne. Nel letto del fiume c’erano sassi e ciottoli, asciutti e bianchi sotto il sole, e l’acqua era limpida e guizzante e azzurra nei canali. Davanti alla casa passavano truppe e scendevano lungo la strada e la polvere che sollevavano copriva le foglie degli alberi. Anche i tronchi degli alberi erano polverosi e le foglie caddero presto quell’anno e si vedevano le truppe marciare lungo la strada e la polvere che si sollevava e le foglie che, mosse dal vento, cadevano e i soldati che marciavano e poi la strada nuda e bianca se non per le foglie.
La pianura era ricca di messi; c’erano molti frutteti e di là dalla pianura le montagne erano brune e spoglie. Sulle montagne si combatteva e di notte vedevamo i lampi delle artiglierie. Nell’oscurità erano come fulmini estivi, ma le notti erano fredde e non si aveva la sensazione di un temporale imminente.
A volte nell’oscurità sentivamo le truppe marciare sotto le finestre e passare i cannoni trainati dai trattori. C’era un gran traffico di notte e molti muli sulle strade, con cassette di munizioni ai due lati del basto, e camion grigi che portavano uomini, e altri camion coi carichi coperti dai teloni, che si muovevano più adagio nel traffico. C’erano anche cannoni pesanti che passavano di giorno trascinati dalle trattrici, con le lunghe volate mascherate di rami verdi, e frasche e pampini verdi coprivano le tiratrici. A nord guardavamo a valle e si vedeva un castagneto, e al di là di questo, un’altra montagna sulla stessa riva del fiume. Anche per quella montagna si combatteva, ma senza successo, e in autunno quando incominciarono le piogge le foglie caddero tutte dai castagni e i rami rimasero nudi e i tronchi neri di pioggia. Anche le vigne erano smilze e spoglie e tutta la campagna era bagnata e bruna e morta nell’autunno.
“Per decidere se comprare un libro, aprilo a pagina 69″ (McLuhan)
Nella corsia dell’ospedale da campo mi dissero che nel pomeriggio avrei avuto una visita. Era una giornata calda e c’erano molte mosche nella stanza. L’attendente aveva tagliato della carta in strisce e aveva legato le strisce a un bastoncino per farne uno scacciamosche. Le guardavo fermarsi sul soffitto. Quando smise di sventolare e si addormentò scesero tutte e io soffia per staccarle e alla fine mi coprii la faccia con le mani e mi addormentai anch’io. Faceva molto caldo e quando mi svegliai le gambe mi prudevano. Svegliai l’attendente e mi feci versare dell’acqua minerale sulle fasciature. Il letto divenne umido e fresco. Quelli di noi che erano svegli parlavano attraverso la corsia. Il pomeriggio era un momento tranquillo. La mattina venivano a ogni letto tre infermieri e un medico a turno e ci toglievano dal letto e portavano nella sala di medicazione per poter rifare i letti mentre ci medicavano le ferite. Non era un viaggio piacevole quello alla sala di medicazione e non seppi fino a più tardi che i letti si potevano rifare coi malati dentro. L’attendente aveva finito di versare l’acqua e il letto era fresco e piacevole e stavo dicendo in quale punto delle piante dei piedi doveva grattarmi per togliermi il prurito quando il medico mi accompagnò Rinaldi. Venne molto in fretta e si curvò sul letto e mi baciò. Vidi che aveva i guanti.
“Come va, pupo? Come ti senti? Ti ho portato questa…”
Era un bottiglia di cognac.
[Addio alle armi, Ernest Hemingway, Oscar Mondadori]