Esiste un luogo magico che prende il nome di fiera del libro. Lì è possibile che accada la fortuna di fare incontri speciali. Capita che, passeggiando tra gli stand carichi di pagine, afferri un libro uscito ormai sei anni fa (un ultrapensionato nel mondo dell’editoria, insomma), decidi di portarlo via con te approfittando di uno sconto che è quasi un regalo e scopri di aver messo nella tua libreria un piccolo tesoro.
È successo così quest’anno a Più Libri Più Liberi, e il libro in questione è Airbag di Gianni Solla, edito da Ad est dell’equatore.
Airbag è la storia di Maurizio, un programmatore che vive da solo in una casa vuota e si nutre di barrette industriali. Uno dei rari contatti umani che si concede oltre al lavoro, è quello con il fratello, immobilizzato su una sedia a rotelle, cui una volta al mese porta una prostituta.
Molti angoli del suo appartamento portano le cicatrici dei suoi attacchi d’ira. Sì, perché Maurizio sfonda le cose. E sfondare le cose gli procura un piacere indescrivibile, l’unico sfogo rimasto alla sua emotività annullata, alla sua sessualità disturbata.
Un giorno, per uno scherzo del caso, dal suo televisore iniziano a uscire delle voci: sono le telefonate dei suoi vicini. Maurizio ne diviene ossessionato, ascolta, archivia le conversazioni, impara frasi a memoria e le ripete. Ogni sera, spia la voce di Viviana che sussurra il suo malessere all’operatore del centro anti-violenza. Viviana è obesa, insicura, disperata, con un marito violento che non vuole lasciare per paura di rimanere sola. Maurizio vede in lei, l’emblema della vittima per eccellenza, l’unica sua possibilità di redenzione. La segue perché vuole dare un volto a quella voce distrutta, al suo Cristo pieno di cicatrici di sigarette, e dopo averla seguita, vuole incontrarla, parlarle. Per farsi spiegare cos’è il dolore.
Attorno a questo nucleo si muovono altre strane esistenze: i pazienti violenti della Casa dell’equilibrio, una squillo di lusso che balla il tango, i naziskin, la vicina di casa vedova e metodica fino all’eccesso, i genitori di Maurizio, i suoi colleghi di lavoro.
Gianni Solla in questo romanzo racconta delle storie che forse non vorremmo sentire proprio perché percepiamo quanto possono essere reali, con un linguaggio asciutto e duro, privo di ogni orpello, che colpisce come un pugno allo stomaco e strappa qualche sorriso. Un romanzo prezioso, che lascia un segno oltre la lettura, il cui unico difetto è forse l’essere troppo breve.