Non c’è da meravigliarsi che, uscendo dal teatro, la gente si chieda cosa diavolo ha visto. In casi come questo si finisce sempre per attribuire all’autore un preciso disegno simbolico, e si rigira il testo pezzo per pezzo, battuta per battuta, cercando di ricostruire il puzzle. Si ha l’impressione che Beckett, a casa sua, stia ridendo malignamente alle nostre spalle, mentre con una semplice intervista alla televisione potrebbe chiarire ogni cosa. [Carlo Fruttero]
Incipit
Strada di campagna, con albero.
È sera.
Estragone, seduto per terra, sta cercando di togliersi una scarpa. Vi si accanisce con ambo le mani, sbuffando. Si ferma stremato, riprende fiato, ricomincia daccapo.
Entra Vladimiro.
ESTRAGONE (dandosi per vinto) Niente da fare.
VLADIMIRO (avvicinandosi a passettini rigidi e gambe divaricate) Comincio a crederlo anch’io. (Si ferma) Ho resistito a lungo a questo pensiero; mi dicevo: Vladimiro, sii ragionevole, non hai ancora tentanto tutto. E riprendevo la lotta. (Prende un’aria assorta, pensando alla lotta. A Estragone) Dunque, sei di nuovo qui, tu?
ESTRAGONE Credi?
VLADIMIRO Sono contento di rivederti. Credevo fossi partito per sempre.
ESTRAGONE Anch’io.
VLADIMIRO Che si può fare per festeggiare questa riunione? (S’interrompe per riflettere) Alzati che t’abbracci. (Tende la mano a Estragone).
ESTRAGONE (irritato) Dopo, dopo.
Silenzio.
“Per decidere se comprare un libro, aprilo a pagina 69″ (McLuhan)
Il giorno dopo. Stessa ora. Stesso posto.
Le scarpe di Estragone accanto alla ribalta, i tacchi uniti punte divergenti. Cappello di Lucky allo stesso posto. L’albero è coperto di foglie.
Entra Vladimiro, frettoloso. Si ferma e osserva lungamente l’albero. Poi, di colpo, si mette a camminare a grandi passi sulla scena in tutte le direzioni. Si ferma di nuovo davanti alle scarpe, si abbassa, ne raccoglie una, la esamina, l’annusa, la rimette delicatamente al suo posto. Ricomincia il suo andirivieni precipitoso. Si ferma vicino alla quinta destra e scruta a lungo in lontananza, con la mano a visiera sugli occhi. Andirivieni. Si ferma accanto alla quinta a sinistra, come sopra. Andirivieni. Si ferma, di colpo, e giungendo le mani sul petto, rovescia indietro la testa e comincia a cantare a squarciagola.
VLADIMIRO
Un cane andò in…
(Si accorge di aver cominciato troppo basso, s’interrompe, tossisce, riprende più alto)
Un cane andò in cucina
e si accostò al fornello.
Allora col coltello
il cuoco lo sgozzò.