Classici da (ri)leggere | Dieci piccoli indiani di Agatha Christie

indianiDieci persone, dieci indiziati, dieci possibili vittime. E un assassino, che potrebbe essere chiunque. O forse nessuno. Un perfetto meccanismo a orologeria. Un implacabile gioco al massacro. Una geniale sfida al lettore.

Incipit

In un angolo dello scompartimento fumatori di prima classe, il signor Wargrave, giudice da poco in pensione, tirò una boccata di fumo dal sigaro e scorse con interesse le notizie politiche del “Times”. Poi, depose il giornale sulle ginocchia e guardò fuori dal finestrino. Il treno correva attraverso il Somerset.

Diede un’occhiata all’orologio: ancora due ore di viaggio.

Ripensò a quello che i giornali aveva scritto su Nigger Island. Anzitutto, la notizia dell’acquisto fatto da un milionario americano appassionato di crociere in panfilo, e la descrizione della casa moderna e lussuosa che aveva costruito su quella piccola isola al largo della costa del Devon. La sfortunata circostanza che la terza moglie del milionario soffrisse il mal di mare aveva portato alla vendita della casa e dell’isola. Numerosi annunci erano apparsi bene in vista sui giornali. Poi, la notizia che isola e casa erano state comperate da un certo signor Owen. Da quel momento erano cominciati i pettegolezzi delle rubriche mondane. Nigger Island era stata acquistata da Gabrielle Turl, la famosa diva di Hollywood, che voleva passarvi qualche mese in incognito… Un cronista, che si firmava “L’Ape operaia”, aveva insinuato invece che si trattava di un rifugio per qualche personaggio di sangue reale. “Il Perdigiorno” sosteneva che l’isola era stata comprata per la luna di miele di un giovane lord che si era finalmente arreso a Cupido. “Giona” affermava di sapere che l’aveva acquistata l’Ammiragliato per compiervi misteriosi esperimenti segreti. Insomma, Nigger Island era diventata l’argomento del giorno.

Il giudice Wargrave si tolse di tasca una lettera. La grafia era quasi illeggibile, ma alcune parole risaltavano con inaspettata chiarezza:

Carissimo Lawrence… da tanti anni non ho sue notizie… deve venire a Nigger Island… un luogo incantevole… tante cose da dirle… i vecchi tempi… comunione con la natura… crogiolarsi al sole… alle 12,40 da Paddington… ci incontreremo a Oakbridge.

Sempre sua

Constance Culmington”


“Per decidere se comprare un libro, aprilo a pagina 69″ (McLuhan)

“Soffriva un po’ di reumatismi” rispose Rogers.

“Nessun medico l’ha curata di recente?”

“Medici?” Rogers sembrava meravigliato. “Da anni non chiamiamo un medico . Né io né lei”.

“Non c’era motivo di credere che soffrisse di cuore?”

“No, dottore. Che io sappia, no”.

“Dormiva bene, di solito?”

Ora, gli occhi di Rogers fuggivano dai suoi. Le mani di lui si strinsero e si torsero, inquiete.

Mormorò: “Non dormiva bene… no”.

“Prendeva qualche sonnifero?”

Rogers lo fissò, sorpreso. “Se prendeva qualche sonnifero? No, sono certo di no”.

Armstrong andò al lavabo. C’erano alcune bottiglie: una lozione per i capelli, acqua di lavanda, cascara, crema al cetriolo per le mani, dentifricio. Rogers lo aiutò nella ricerca, aprendo i cassetti della toilette. Poi frugarono nel comò. Ma non c’era traccia di sonniferi, liquidi o in compresse.

Rogers disse: ”Non ha preso niente, ieri sera, oltre a quello che le ha dato lei…”.

Quando il gong suonò per la colazione delle nove, tutti erano pronti. Il generale Macarthur e il giudice erano stati a passeggiare sulla terrazza, scambiandosi brevi commenti sulla situazione politica. Vera Claythorne e Philip Lombard erano saliti fino alla sommità dell’isola, dietro la casa. Lì trovarono William Henry Blore, con lo sguardo fisso verso la terraferma.

“Non si vede ancora il battello” disse. “Lo stavo appunto aspettando”.

Vera osservò, sorridendo: “Il Devon è un paese pigro. Si fa tutto con calma qui”.

 

[Dieci piccoli indiani, Agatha Christie, Oscar Mondadori]