Attraverso le sue feste brillanti e stravaganti, il lusso e la mondanità di cui si circonda, il “grande Gatsby”, il misterioso, affascinante e inquieto protagonista, non mira tuttavia che a ritrovare l’amore di Daisy. Ma è possibile ricatturare il passato? Al di là della romantica suggestione, il sogno di Gatsby diventa emblema di un sogno di assolutezza, come l’originario “sogno americano” di un Mondo Nuovo, che, come ogni sogno di purezza astratta, la realtà frantuma e disperde.
Incipit
Quand’ero più giovane e indifeso, mio padre mi ha dato un consiglio che ho fatto mio da allora.
«Tutte le volte che ti viene da criticare qualcuno», mi ha detto, «ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu».
Non ha detto nient’altro, ma siamo sempre stati insolitamente comunicativi in modo riservato, e capii che intendeva molto più di questo. Di conseguenza, tendo a evitare ogni giudizio, un’abitudine che mi ha fatto incontrare molti tipi curiosi e reso vittima di non pochi inveterati scocciatori. La mente anormale è rapida nell’individuare e attaccarsi a questa qualità quando si rivela in una persona normale, e perciò al college sono stato ingiustamente accusato di essere un politicante, perché ero a conoscenza dei dolori segreti di uomini sconosciuti e sfrenati. Molte confidenze non erano cercate – spesso ho finto di dormire, di essere preoccupato, oppure mostravo un’ostile frivolezza quando mi rendevo conto da qualche segno inconfondibile che si profilava all’orizzonte una rivelazione intima; perché le rivelazioni intime dei giovani, almeno nei termini in cui sono espresse, tendono a plagiare e sono alterate da evidenti omissioni. Astenersi dal giudicare implica un’infinita speranza. Ho ancora paura di perdermi qualcosa se mi dimentico che, come mio padre snobbisticamente suggeriva, e io snobbisticamente ripeto, il senso di un’indispensabile decenza è suddiviso in modo ineguale alla nascita.
“Per decidere se comprare un libro, aprilo a pagina 69″ (McLuhan)
Il fatto era per lui totalmente strano, e io riconobbi prima l’insolita qualità dello stupore, e poi l’uomo – era il sostenitore della biblioteca di Gatsby.
«Com’è successo?».
Lui scrollò le spalle.
«Non capisco niente di motori», disse con decisione.
«Ma come è successo? Ha sbattuto contro il muro?»
«Non chiedetemelo», disse Occhi-di-Gufo, lavandosene le mani di tutta la faccenda. «Non guido bene – anzi male. È successo e non so altro».
«Be’, se guida male non dovrebbe guidare di notte».
«Ma non ci ho neanche provato», spiegò indignato, «non ci stavo neanche provando».
Un silenzio intimidito calò sugli astanti.
«Vuole uccidersi?»
«È stata una fortuna che sia saltata solo una ruota. Guidare male e non provarci neanche».
«Non capite», spiegò il criminale. «Non stavo guidando. C’è un altro uomo in macchina».
Lo shock che seguì questa dichiarazione trovò voce in un sostenuto «Ah-h-h!» quando la portiera della coupé si aprì lentamente. La folla – adesso era una folla – fece un passo indietro involontariamente, e quando la portiera fu spalancata ci fu una pausa spettrale. Poi, piano piano, poco a poco, un individuo pallido e ciondolante uscì dal rottame, tastando con prudenza il terreno con una grande scarpa che ballonzolava incerta.
Accecata dalle torce e confusa dall’incessante suono di clacson, l’apparizione restò in piedi barcollando prima di scorgere l’uomo con lo spolverino.
«Che succede?», chiede calmo. «Abbiamo finito la benzina?»
«Guardi!».
Una mezza dozzina di dita indicarono la ruota amputata – lui la fissò per un momento e poi guardò in alto come se sospettasse che fosse piovuta dal cielo.
«È venuta via», gli spiegò qualcuno.
Lui annuì.