Classici da (ri)leggere | Sulla Strada di Jack Kerouac

sullastradaRomanzo dell’amicizia e delle difficoltà dell’amore, della ricerca di sé, del desiderio di appartenenza e dell’impossibilità di rinunciare al desiderio e al bisogno di rivolta, narrazione dell’ansia di un andare senza fine che cancelli l’ombra della noia e quella più grande e cupa della morte, Sulla strada da corpo a tutti i grandi miti dell’America. Ma è anche il romanzo della coscienza dell’oscurità, del silenzio insuperabile, dell’impossibilità della comunicazione, del ritorno ossessivo a cui ogni partire sembra ricondurre.

Incipit

La prima volta che incontrai Dean fu poco tempo dopo che io e mia moglie ci separammo. Avevo appena superato una seria malattia della quale non mi prenderò la briga di parlare, sennonché ebbe qualcosa a che fare con la triste e penosa rottura e con la sensazione da parte mia che tutto fosse morto. Con l’arrivo di Dean Moriartry ebbe inizio quella parte della mia vita che si potrebbe chiamare la mia vita lungo la strada. Prima di allora avevo sempre sognato di andare nel West per vedere il continente, sempre facendo piani vaghi e senza mai partire. Dean è il tipo perfetto per un viaggio perché nacque letteralmente sulla strada, quando i suoi genitori passarono da Salt Lake City, nel 1926, in un vecchio macinino, diretti a Los Angeles. Le prime notizie su di lui mi furono date da Chad King, che mi aveva fatto vedere alcune sue lettere scritte in un riformatorio del New Mexico. Mi interessai enormemente a quelle lettere perché chiedevano a Chad in modo così ingenuo e dolce di insegnargli ogni cosa su Nietzsche e tutti i meravigliosi argomenti intellettuali che Chad conosceva. A un certo punto Carlo e io parlammo delle lettere e ci chiedemmo se avremmo mai conosciuto quello strano Dean Moriarty. Tutto ciò accadeva molto tempo fa, quando Dean non era ancora quello che è oggi, ma solo un giovane carcerato avvolto di mistero. Poi arrivò la notizia che Dean era uscito dal riformatorio e stava venendo a New York per la prima volta; si diceva che avesse appena sposato una ragazza di nome Marylou.


“Per decidere se comprare un libro, aprilo a pagina 69″ (McLuhan)

Tutti fanno quel che pensano che dovrebbero fare. Che c’è di male se un pugno di uomini parla a voce alta e beve la notte? Ma Sledge voleva dimostrare qualcosa. Aveva fatto in modo di portarmi appresso nel caso che quelli gli saltassero addosso. Poteva darsi che lo facessero. Erano tutti fratelli dell’Alabama. Rifacemmo la passeggiata fino al corpo di guardia, Sledge davanti e io dietro.

Uno dei ragazzi mi disse: “Di’ a quel cornuto con le orecchie a sventola di andarci piano con noi. Potremmo venir licenziati per questo e non arrivare mai ad Okinawa”.

“Gli parlerò”.

Al corpo di guardia dissi a Sledge di lasciar perdere. Lui rispose, perché sentissero tutti, e arrossendo: “Io non concedo a nessuno più di due possibilità”.

“Chi diavolo” disse quello dell’Alabama “che differenza fa? Possiamo perdere il posto”. Sledge non rispose e compilò i moduli per l’arresto. Ne arrestò solo uno; fece venire la camionetta della polizia dalla città. Quelli arrivarono e lo portarono via. Gli altri fratelli uscirono incupiti. “Che dirà Ma’” si chiedevano. Uno di loro tornò da me. “Di’ a quel figlio di cane del Texas che se mio fratello non è uscito dal carcere per domani sera gli facciamo un culo così”. Riferii a Sledge, in tono impersonale, e lui non disse niente. Il fratello fu rilasciato senza difficoltà e non successe nulla. Il contingente salpò; arrivò un’altra squadra indiavolata. Se non fosse stato per Remi Boncoeur non avrei resistito nemmeno due ore in quell’impiego.

Ma Remi Boncoeur e io eravamo di servizio da soli per molte notti, ed era allora che tutto andava a gambe all’aria. Facevamo la nostra prima ronda della sera prendendocela comoda; Remi tastava tutte le porte per vedere se erano chiuse a chiave e sperando di trovarne una che non lo fosse. Diceva: “Da parecchi anni ho in mente di ammaestrare un cane a fare il superladro, e farlo entrare nelle camerate di questi ragazzi per portare via i dollari dalle loro tasche. Lo allenerei a prender soltanto biglietti verdi; glieli farei annusare tutto il giorno. Se ci fosse la minima umana possibilità, lo allenerei a prendere solo biglietti da venti”.

 

[Sulla strada, Jack Kerouac, Oscar Mondadori]