Jonathan Livingston è un gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiani per i quali volare non è che un semplice e goffo mezzo per procurarsi il cibo e impara a eseguire il volo come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia. Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore; di chi prova un piacere particolare nel far bene le cose a cui si dedica. E con Jonathan il lettore viene trascinato in un’entusiasmante avventura di volo, di aria pura, di libertà.
Classici da (ri)leggere
Preparatevi una buona tazza di caffè e accomodatevi nella nostra biblioteca. Troverete pronti per essere assaggiati classici, contemporanei e non, da leggere e rileggere.
Classici da (ri)leggere | Il barone rampante di Italo Calvino
Cosimo di Rondò, vissuto nella seconda metà del XVIII secolo a Ombrosa, per sfuggire a una punizione inflittagli dai suoi educatori, decide di salire su un albero per non ridiscendere mai più. Si costruisce così un mondo aereo dove diversi personaggi della cultura e della politica (Napoleone compreso) lo vanno a trovare, testimoniandogli la loro ammirazione.
Classici da (ri)leggere | Dieci piccoli indiani di Agatha Christie
Dieci persone, dieci indiziati, dieci possibili vittime. E un assassino, che potrebbe essere chiunque. O forse nessuno. Un perfetto meccanismo a orologeria. Un implacabile gioco al massacro. Una geniale sfida al lettore.
Classici da (ri)leggere | Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini
Via del Corno è troppe cose per essere solo una strada: in quei cinquanta metri privi di marciapiedi e di interesse, esclusi dal traffico e dalla curiosità, ci si può imbattere nel meglio e nel peggio del mondo, in cuori e cervelli malati di ossessioni e desideri, ma soprattutto nell’autenticità di un gruppo di persone che usa dire “noi”. Via del Corno “è tutta udito”, e anche quando le finestre sono chiuse, le vicende, le rivalità, gli amori di uomini e donne si intersecano, si mischiano, trapassano da muro a muro.
Classici da (ri)leggere | Aspettando Godot di Samuel Beckett
Non c’è da meravigliarsi che, uscendo dal teatro, la gente si chieda cosa diavolo ha visto. In casi come questo si finisce sempre per attribuire all’autore un preciso disegno simbolico, e si rigira il testo pezzo per pezzo, battuta per battuta, cercando di ricostruire il puzzle. Si ha l’impressione che Beckett, a casa sua, stia ridendo malignamente alle nostre spalle, mentre con una semplice intervista alla televisione potrebbe chiarire ogni cosa. [Carlo Fruttero]