Questo volume ci trasporta nell’officina creativa della grande narratrice inglese, dietro le quinte dei suoi libri e delle sue letture.
Chi meglio di Virginia Woolf, scrittrice, anima del leggendario circolo di Bloomsbury, feroce critica letteraria e moglie/collaboratrice di un editore, può guidare un aspirante scrittore attraverso i segreti della narrazione?
1. Leggere, innanzitutto, il primo consiglio che gli aspiranti scrittori si sentono ripetere. E non smetteremo di ribadirlo: prima di scrivere bisogna leggere, divorare centinaia e centinaia di pagine. Ma come?
Ecco l’opinione di Virginia:
Leggere è un processo molto più lungo e complicato del vedere. Forse il modo più veloce di comprendere gli elementi che usa il narratore non è leggere, ma scrivere. Sperimentare in prima persona i pericoli e le difficoltà delle parole. Cercate quindi di ricordare gli eventi che vi hanno lasciato un’impressione nitida – come ad esempio quando avete svoltato l’angolo e siete passati vicino a due persone che stavano parlando. Un albero che si è scosso. Una luce elettrica che ondeggiava. […] Quando cercate di ricostruirla a parole, vi accorgete che si frantuma in mille impressioni contrastanti. […] A questo punto, lasciate le vostre pagine sfocate e scarabocchiate per andare a leggervi le pagine d’apertura di qualche grande romanziere – Defoe, Jane Austen, Hardy. Ora sarete meglio in grado di apprezzare la loro maestria.
2. Scrivere, esercitarsi continuamente, non abbandonare mai la scrittura, sforzarsi di farlo anche quando se ne ha meno voglia. Anche in questo caso le annotazione della Woolf sono essenziali, originali e preziose per ogni narratore.
Vale la pena di notare, come appunto per il futuro, che la forza creativa, così piacevolmente spumeggiante all’inizio di un nuovo libro, si acquieta dopo qualche tempo; poi si procede più stabilmente. Si insinuano dei dubbi. Poi ci si rassegna. La volontà di non cedere le armi e la sensazione di una forma imminente mantengono lo scrittore al proprio posto più di qualsiasi altro motivo. Sono un poco in ansia. Come dar forma a questa concezione? Nel mettersi direttamente al lavoro si è come una persona che cammina dopo aver visto la campagna stendersi davanti a sé. In questo libro non voglio scriver nulla che non mi diverta scrivere. Eppure scrivere è sempre difficile.
3. Pubblicare, infine, il grande sogno di ogni aspirante scrittore. E confrontarsi con il giudizio di critici, recensori e lettori. Rimanendo sempre consapevoli che, per chi coltiva questa passione, scrivere al meglio delle proprie possibilità dev’essere l’obbiettivo e la soddisfazione principale.
Come ha detto una volta Sydney Waterlow, la cosa peggiore dello scrivere è che si dipende tanto dagli elogi. Sono abbastanza certa che per questa storia non ne riceverò affatto; e mi dispiacerà un poco. Senza elogi, trovo difficile incominciare a scrivere la mattina, ma lo sconforto dura soltanto 30 minuti, e dopo aver cominciato dimentico tutto. Bisognerebbe tendere, seriamente, a non dare importanza agli sbalzi d’umore; un complimento lì, silenzio là; Murry e Eliot con molte ordinazioni, e io no; resta fermo il punto centrale: il piacere che mi dà la mia propria arte. E queste brume dello spirito hanno, io credo, altre cause; sebbene siano profondamente nascoste. C’è un alzarsi ed abbassarsi nella marea della vita che le spiega; sebbene non sappia per certo cosa produca l’alzarsi e l’abbassarsi della marea.
[Le citazione presenti nel testo sono tratte da Consigli a un aspirante scrittore, Virginia Woolf, Rizzoli BurPillole]
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